23 aprile 2024

“Al di là dello spazio e del tempo. Il libro di Teneramata” di Ricardo Pérez Hernàndez a cura di Vincenzo Capodiferro


AL DI LÀ DELLO SPAZIO E DEL TEMPO

La quinta dimensione: un’intuizione “indimostrata e indimostrabile all’evidenza dei sensi”


Al di là dello spazio e del tempo. Il libro di Teneramata” di Ricardo Pérez Hernàndez, trad. di Don Pablo Martìn Sanguiao, Ed. Villaseriane, Brescia 2023 è un testo di mistica moderna: «L’interlocutrice dell’autore di questo libro-dialogo è una ragazza che attualmente non vive più la nostra vita mortale, ma la vita gloriosa del Cielo». È un testo sconvolgente, perché oltre a riferirci le azioni mistiche paradisiache di quest’anima, va a destabilizzare i parametri cosmologici del terzo paradigma o sistema del mondo, cioè quello relativistico einsteiniano dopo quello newtoniano e quello tolemaico. Vi si ammette, infatti, l’esistenza di una quinta dimensione, o eternità creata, rispetto all’eternità increata, che coincide con l’Assoluto. Questa tesi mistica viene formulata in quattro punti: «Prima: la quinta dimensione conserva per sempre la perpetuità dell’organismo totale, terrestre e celeste, di ogni beato. Seconda: la glorificazione la riceve fondamentalmente l’anima spirituale, che è la forma sostanziale del corpo completo dell’uomo… Terza: la sottigliezza dei corpi glorificati consiste nel pieno dominio della quinta dimensione, o eternità creata… Quarta: l’organismo totale dell’uomo beato è fisicamente scindibile in ognuno degli spazi-tempi o momenti infinitesimali della sua vita, terrestre e celeste». Platone sosteneva che il tempo è l’immagine mobile dell’eterno. Da qui prendeva le mosse Newton, secondo cui il tempo è assoluto. Tempo e spazio nella teologia newtoniana sono attributi di Dio. Poi, Mach mette in discussione il concetto di tempo assoluto. Di qui Einstein prende e mosse per formulare la nota teoria relativistica. Chi legge “Al di là dello spazio e del tempo” intraprende un cammino, quasi dantesco, che lo conduce sulle eterne rive dell’Eliso cristiano. Questa è la vera “Isola che non c’è”, ma che in effetti c’è, la Thule dove i beati, i puri di cuore, i veri catari, vedono Dio. La visione beatifica è quella che Leibniz immaginava nell’anima: la stessa agostiniana Città celeste, la divina Polis, viene vista da differenti punti di vista, secondo un prospettivismo pluridimensionale e non deterministico quadridimensionale. La Città terrena, o satanica, può essere veduta solo nel quadrato einsteiniano. «In questo libro Teneramata spiega come è strutturato il Paradiso e come i Beati si muovono nella quinta dimensione, liberi dal tempo e dallo spazio,» cioè da quella prigione pitagorica corporea, dalla “rappresentazione” schopenhaueriana. Don Pablo Martìn Sanguiao è il sacerdote di Sant’Agostino di Civitavecchia «che consegnò alla famiglia Gregori la statua di Medjugorie che lacrimò anche nelle mani del vescovo Grillo».

V. Capodiferro

22 aprile 2024

E' tornato il lupo incontro a Belgirate

 


Fred Vargas L’uomo dei cerchi azzurri a cura di Marcello Sgarbi


Fred Vargas

L’uomo dei cerchi azzurri – (Edizioni Einaudi)


Collana: Super ET

Formato: Brossura

ISBN: 9788806250805

Pagine: 216


Nel vasto panorama della giallistica un posto a sé è occupato da Fred Vargas, pseudonimo ispirato al personaggio interpretato da Ava Gardner nel film La contessa scalza, dietro il quale si cela Frédérique Audouin-Rouzeau.

Un’autrice davvero insolita, visto che fra l’altro proviene da un retroterra decisamente diverso. Ricercatrice di archeozoologia al Centro Nazionale francese per le Ricerche Scientifiche (CNRS) e specializzata in medievalistica, per cinque anni ha studiato i meccanismi di trasmissione della peste dagli animali all’uomo.

A dire l’originalità di Fred Vargas, c’è una velocità di scrittura che la pone in secondo piano solo rispetto a Simenon e Scerbanenco. Pare infatti che scriva tutti i suoi romanzi in soli ventuno giorni, per poi operare la revisione del testo nell’arco di tre o quattro mesi con la collaborazione della sorella pittrice Jo nel ruolo di editor.

L’uomo dei cerchi azzurri è il giallo dell’autrice francese nel quale, per la prima volta, fa la sua comparsa l’altrettanto insolita accoppiata di investigatori parigini formata dal commissario Adamsberg e dall’ispettore Danglard, due spiriti diametralmente opposti.

Il primo, come ama definirlo Fred Vargas, è uno “spalatore di nuvole” che basa le sue indagini sull’intuizione e su un certo pensiero laterale, o comunque non convenzionale. L’altro, dalla mente quadrata, è tanto razionale nel dedurre quanto fragile dal punto di vista umano, assillato com’è dai suoi complessi.

I due – antagonisti nello stile della detection - si trovano coinvolti in una serie di omicidi, nei quali l’assassino firma i suoi delitti tracciando con un gessetto azzurro dei cerchi intorno alle vittime.

Fra gli originali personaggi che popolano il romanzo spicca Mathilde, dove è facile scorgere un’identificazione di Vargas. Quello che però rende L’uomo dei cerchi azzurri caratteristico e diverso dal tradizionale giallo d’indagine è la cifra stilistica con cui è scritto. Condotto con una vena ironica e con una particolare maestria nel disegnare immagini inedite attraverso i paragoni, pur senza trascurare l’accuratezza dei dettagli si circonda di un alone di magia, che in alcuni tratti della narrazione sembra quasi assimilarlo alla favola.

Una notazione di merito, poi, va secondo me alla traduzione di Yasmina Melaouah, fondamentale per il successo in Italia della saga di Benjamin Malaussène, nato dalla fantasia di un altro autore francese quale Daniel Pennac.

Mi trascino verso la città, e giuro che trascinarmi è la parola giusta, perché sono tanto spompato che non troverei la forza per fare un fischio.

Mi guarda e si morde le labbra: ha la faccia che sembra un pezzo di argilla maneggiato da un bambino.

Ha gli occhi tondi come due piatti.

Le chiedo se fa conto di andare da qualche parte e lei mi lancia un’occhiata che friggerebbe un uovo.

Il commissario precedente era l’opposto. Sempre blindato nelle sue riflessioni. Il commissario precedente rimuginava in continuazione. Invece Adamsberg era esposto a tutti i venti come un capanno di legno, il cervello all’aria aperta, insomma, pensò Danglard. È vero, era come se tutto quello che gli entrava dalle orecchie, dagli occhi o dal naso, che fosse fumo, colore, fruscio di carte, facesse una corrente d’aria sui suoi pensieri impedendo loro di prendere corpo. Questo qui, si disse Danglard, è attento a tutto, quindi non presta attenzione a niente.

Danglard era fatto così. Non si faceva problemi a borbottare frasi del genere proprio davanti a coloro che accusava. Adamsberg, consapevole di non saper essere altrettanto diretto, trovava utile che Danglard non avesse timore di ferire gli altri. Timore che a lui spesso faceva dire un sacco di cavolate tranne ciò che pensava. E per uno sbirro questo dava esiti imprevisti e sulle prime non sempre positivi.

Poi il vecchio Le Nermord si sfregò gli occhi con una manica dell’impermeabile, come un vagabondo, come se abbandonasse tutto il prestigio che aveva impiegato anni a costruire.

Quando ci cammini dentro, il bosco fa rumore.


© Marcello Sgarbi 



19 aprile 2024

51a Edizione Ravenna, 3-13 maggio 2024

                                                 51a Edizione


Ravenna, 3-13 maggio 2024

 

Una panoramica geografica sul jazz, dagli USA a Cuba, con ritorno in Europa e in Italia, zoomando dalle formazioni orchestrali di dimensioni extralarge al solo: la 51a edizione di Ravenna Jazz avrà un intreccio particolarmente narrativo. Nelle sue undici serate, dal 3 al 13 maggio, il festival ospiterà il pianista Abdullah Ibrahim, uno dei pochi musicisti africani ad aver raggiunto un ruolo da protagonista nel jazz mondiale, una primadonna del canto afroamericano come Jazzmeia Horn, il jazz ‘sinfonico’ dell’Italian Jazz Orchestra con John De Leo e Rita Marcotulli, le seduzioni caraibiche della cubana Ana Carla Maza, le voci a cappella dell’Anonima Armonisti, l’apoteosi virtuosistica del jazz manouche di Joscho Stephan, le atmosfere oniriche del duo Opez, il soul jazz e il lounge di Sam Paglia, il jazz puro di Alessandro Scala.

All’interno di Ravenna Jazz troverà spazio anche il gran finale dell’iniziativa didattica Pazzi di Jazz: la colossale produzione corale-orchestrale “Pazzi di Jazz” Young Project (con un vasto organico di baby musicisti in compagnia di Mauro Ottolini, Mauro Negri, Alien Dee e Tommaso Vittorini).

I workshop di “Mister Jazz”, che come da tradizione si integrano col programma dei concerti, saranno tenuti da due campioni della vocalità creativa come John De Leo (5 maggio) e Petra Magoni (l’8). I seminari si terranno al Centro Mousiké e saranno aperti a tutti gli strumentisti.

Ravenna Jazz è organizzato da Jazz Network in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Ravenna e con l’Assessorato alla Cultura e Paesaggio della Regione Emilia-Romagna, con il sostegno del Ministero della Cultura e con il patrocinio di ANCI Emilia-Romagna.

 

Concerti principali: mutazioni jazzistiche dall’Africa al rock ’n’ roll

 

Al Teatro Alighieri, Ravenna Jazz 2024 fa le cose in grande, ospitando personalità di spicco del jazz internazionale e produzioni orchestrali di dimensioni kolossal.

Abdullah Ibrahim è il sommo rappresentante del jazz africano: nel 1960, suo è il primo Lp di jazz realizzato da artisti di colore in Sudafrica, suo paese d’origine. L’aspetto più suggestivo della sua arte è l’esibizione in solo, e proprio così lo si ascolterà il 9 maggio: un contesto che fa emergere il suo stile dalla distintiva definizione ritmica, sontuosa e iterativa, e dai disegni melodici di palpitante dolcezza, intensamente evocativi.

Serial jazz: le produzioni originali con l’Italian Jazz Orchestra diretta da Fabio Petretti stanno diventando un appuntamento fisso e atteso, che si rinnova a ogni edizione con un diverso progetto musicale a tema e con nuovi ospiti. Quelli invitati per l’inaugurazione del festival (3 maggio) sono il cantante John De Leo e la pianista Rita Marcotulli, che svettano sulla compagine orchestrale in un omaggio a Elvis Presley, le cui canzoni saranno rivisitate in forma jazz-sinfonica. Tra rock ’n’ roll e pop d’alto profilo, lo stesso Presley aveva scoperto il potenziale del proprio repertorio tradotto in arrangiamenti opulenti.

Anche “Pazzi di Jazz” Young Project è una produzione originale che di anno in anno si aggiorna: il repertorio di Harry Belafonte è al centro di questa mastodontica realizzazione orchestrale e corale, con una moltitudine di giovanissimi esecutori preparati e diretti da affermati musicisti come il direttore e arrangiatore Tommaso Vittorini, il trombonista Mauro Ottolini, il sassofonista Mauro Negri e il beatboxer Alien Dee (13 maggio).

 

Sempre più hot: il jazz fa 51° nei club

 

Ai grandi live ospitati all’Alighieri si affiancano i concerti di “Ravenna 51° Jazz Club”: una programmazione inserita nella cornice accogliente dei club e dei piccoli teatri di Ravenna e circondario. E se anche le sale sono di piccole dimensioni, gli artisti sul palco sono di ampia notorietà internazionale, con in più uno spazio per i talenti del territorio.

 

Il Teatro Socjale di Piangipane si conferma come palcoscenico riservato alle voci: ospiterà tre appuntamenti con gruppi guidati da musiciste, tutte cantanti, tutte di diversa nazionalità.

Il 5 maggio si esibisce la violoncellista e cantante cubana Ana Carla Maza, accompagnata da Norman Peplow al pianoforte: seduzioni e passioni caraibiche in punta d’archetto. Il suo progetto “Caribe” è un ritorno alle descargas (jam) cubane degli anni Cinquanta, con abbondanti e gioiose deviazioni verso le rumbas caraibiche, il tango argentino e un flirt con la samba e la bossa nova brasiliane.

Il 7 maggio è la volta di Musica Nuda, ovvero Petra Magoni (voce) e Ferruccio Spinetti (contrabbasso), che nel 2023 hanno festeggiato i 20 anni del loro duo di intramontabile successo. Magoni e Spinetti ravvivano continuamente la magia delle loro interpretazioni di brani inediti, cover internazionali e classici della canzone francese.

Il 12 maggio i riflettori saranno puntati su Jazzmeia Horn, una delle più brillanti promesse emergenti del jazz made in USA. La giovane cantante di Dallas è balzata sulla prima pagina delle cronache jazzistiche nel 2015 grazie alla vittoria nella Thelonious Monk Institute International Jazz Competition, che ha rivelato all’improvviso il suo talento alla scena internazionale: la perfetta incarnazione moderna delle grandi dive afroamericane che hanno stabilito i canoni della jazz song.

 

Il palcoscenico del Cisim di Lido Adriano è per gli ascolti più sorprendenti e per gli artisti più fuori dagli schemi. E tali sono i protagonisti dei quattro concerti che si terranno in questo club. L’Anonima Armonisti (4 maggio) è un settetto vocale a cappella che, con l’inserimento in organico di Alien Dee, ha portato su una nuova dimensione il canto armonizzato a più voci, totalmente privo di accompagnamento strumentale, mettendolo in contatto con il beatboxing.

Sin dal titolo, “Django Forever”, e dall’organico tutto corde, il trio del chitarrista tedesco Joscho Stephan mette in chiaro la sua dedizione al gipsy swing, il jazz gitano che furoreggiò negli anni Trenta. Con Joscho il canone classico di questa musica che ha in Django Reinhardt il suo nume tutelare suona improvvisamente rivitalizzato (6 maggio).

Il duo Opez affianca il chitarrista Massi Amadori e il contrabbassista Francesco Giampaoli. La loro musica è contemporaneamente densa e rarefatta, sensuale e spirituale, melanconica ed evocativa. Il loro “Social Limbo” ispira passi di danza, ma come in un rallentatore lisergico (8 maggio).

Sam Paglia compone, canta e soprattutto maneggia qualunque tipo di tastiera. Paglia si è imposto come uno dei nomi più rappresentativi del movimento lounge, trasportando il genere exotica nel nuovo millennio. A Ravenna si presenta a capo di un quintetto che raccoglie ottimi solisti del territorio, tra i quali spiccano il sassofonista Alessandro Scala e il trombettista Enrico Farnedi (10 maggio).

 

C’è poi una tradizione ormai talmente affermata da meritare il marchio DOC: la presenza al Mama’s Club (l’11) del sassofonista ravennate Alessandro Scala, un local hero capace di esprimere gli impulsi più brillanti e coinvolgenti della grande scuola sassofonistica jazz, estendendoli anche al funk e il boogaloo. Per l’occasione Scala guiderà un quintetto con solisti del calibro di Mauro Ottolini (trombone) e Francesca Tandoi (pianoforte): una produzione originale del festival che conferma Scala come leader capace di coinvolgere i migliori esponenti del jazz nazionale.

  

PROGRAMMA

 

Venerdì 3 maggio

Ravenna, Teatro Alighieri, ore 21:00

“BLUE SUEDE SHOES”

Omaggio a Elvis Presley

ITALIAN JAZZ ORCHESTRA

+ special guests JOHN DE LEO & RITA MARCOTULLI

Direttore FABIO PETRETTI

ITALIAN JAZZ ORCHESTRA: Daniele Giardina – tromba; Giuseppe Zanca – tromba, arrangiamenti; Massimo Morganti – trombone, arrangiamenti;

Guido Bombardieri – sax alto, clarinetto basso; Marco Brusaferro – sax tenore, clarinetto; Marco Postacchini – sax baritono, flauto, arrangiamenti;

Thomas Lasca – chitarra; Paolo Ghetti – contrabbasso, basso elettrico; Stefano Paolini – batteria, percussioni.

ARCHI. Violini: Igor Buscherini, Simona Cavuoto, Michela Zanotti, Gioele Sindona, Aldo Capicchioni. Viola: Aldo Zangheri.

Violoncello: Anselmo Pelliccioni. Contrabbasso: Roberto Rubini.

+ special guests: JOHN DE LEO – voce; RITA MARCOTULLI – pianoforte.

Fabio Petretti – direzione, arrangiamenti

Elvis Presley video collage: immagini, frammenti di film, concerti, special TV, interviste

produzione originale

 

Sabato 4 maggio

Lido Adriano (RA), Cisim, ore 21:30

“Ravenna 51° Jazz Club”

ANONIMA ARMONISTI

Settetto vocale a cappella

Alien Dee, Lorenzo Arduini, Davide “Daev” Fusaro, Alessandro Gnolfo, Sergio Lo Gatto, Claudio Mirone, Fernando Tofani – voci

 

Domenica 5 maggio

Ravenna, Centro Mousiké, ore 10-13, 14:30-16:30

“Mister Jazz”

WORKSHOP di canto

con JOHN DE LEO

partecipa Guido Facchini al pianoforte
“La voce strumento: suono e sperimentazione”

aperto a tutti gli strumenti

Let’s Jazz

 

Domenica 5 maggio

Piangipane (RA), Teatro Socjale, ore 21:30

“Ravenna 51° Jazz Club”

ANA CARLA MAZA DUO

“Caribe”

Ana Carla Maza – violoncello, voce; Norman Peplow – pianoforte

 

Lunedì 6 maggio

Lido Adriano (RA), Cisim, ore 21:30

“Ravenna 51° Jazz Club”

JOSCHO STEPHAN TRIO

“Django Forever”

Joscho Stephan – chitarra; Sven Jungbeck – chitarra ritmica; Volker Kamp – contrabbasso

 

Martedì 7 maggio

Piangipane (RA), Teatro Socjale, ore 21:30

“Ravenna 51° Jazz Club”

Musica Nuda

PETRA MAGONI & FERRUCCIO SPINETTI

Petra Magoni – voce; Ferruccio Spinetti – contrabbasso

 

Mercoledì 8 maggio

Ravenna, Centro Mousiké, ore 10-13, 14:30-16:30

“Mister Jazz”

WORKSHOP di canto

con PETRA MAGONI

“Vocalità, interpretazione e improvvisazione”

aperto a tutti gli strumenti

Let’s Jazz

 

Mercoledì 8 maggio

Lido Adriano (RA), Cisim, ore 21:30

“Ravenna 51° Jazz Club”

OPEZ

“Social Limbo”

Massi Amadori – chitarra; Francesco Giampaoli – contrabbasso

 

Giovedì 9 maggio

Ravenna, Teatro Alighieri, ore 21:00

ABDULLAH IBRAHIM SOLO

Abdullah Ibrahim – pianoforte

 

Venerdì 10 maggio

Lido Adriano (RA), Cisim, ore 21:30

“Ravenna 51° Jazz Club”

SAM PAGLIA QUINTET

Sam Paglia – organo Hammond, voce; Enrico Farnedi – tromba; Alessandro Scala – sax tenore; Bob Dusi – chitarra; Pako Montuori – batteria

 

Sabato 11 maggio

Ravenna, Mama’s Club, ore 21:30

“Ravenna 51° Jazz Club”

ALESSANDRO SCALA QUINTET

feat. FRANCESCA TANDOI & MAURO OTTOLINI

Alessandro Scala – sax tenore; Mauro Ottolini – trombone; Francesca Tandoi – pianoforte; Stefano Senni – contrabbasso; Stefano Paolini – batteria
produzione originale

 

Domenica 12 maggio

Piangipane (RA), Teatro Socjale, ore 21:30

“Ravenna 51° Jazz Club”

JAZZMEIA HORN

Jazzmeia Horn – voce; Victor Gould – pianoforte; Jason Clotter – contrabbasso; Michael Reed – batteria

 

Lunedì 13 maggio

Ravenna, Teatro Alighieri, ore 21:00

“Pazzi di Jazz” Young Project

ORCHESTRA DEI GIOVANI & DON MINZONI, CORO SWING KIDS & TEEN VOICES

diretti da TOMMASO VITTORINI

special guests

MAURO NEGRI – sax alto e clarinetto, MAURO OTTOLINI – trombone

& ALIEN DEE – beatbox

 “Banana Boat”

Omaggio a Harry Belafonte

Serata finale del progetto “Pazzi di Jazz” dedicata a Carlo Bubani

produzione originale - ingresso libero

Let’s Jazz

 

 

Informazioni

Jazz Network, tel. 0544 405666, e-mail: info@jazznetwork.it,

website: www.ravennajazz.it - www.crossroads-it.org - www.erjn.it - www.jazznetwork.it

 

Ufficio Stampa

Daniele Cecchini

tel. 348 2350217, e-mail: dancecchini@hotmail.com

 

Direzione Artistica

Sandra Costantini

Annamaria Biagini I Giardini di Babudrus 28 aprile – 31 maggio 2024 a Sesto Fiorentino (FI)


 Annamaria Biagini

I Giardini di Babudrus

28 aprile – 31 maggio 2024


Curatori Cristina Madini e Laura Monaldi


Centro Espositivo Berti

Via Pietro Bernini 57

50019 Sesto Fiorentino FI


Incontro con l’Artista e presentazione del catalogo

4 maggio ore 17:30


Orario apertura:

lun – sab 16:00 – 19:00

dom 10:00 – 12:30

infoline 055 4496857


Ingresso libero


I “Giardini di Babudrus” sono i protagonisti di un progetto itinerante, organizzato da Rossocinabro, a cura di Cristina Madini e Laura Monaldi, che aprirà le sue porte per la prima volta al Centro Espositivo Berti di Sesto Fiorentino dal 28 aprile al 13 maggio 2024, con il patrocinio dell’amministrazione comunale.

In questa occasione gli spettatori sono invitati a rivivere l’idea del “giardino” e a scovarne i tesori nascosti. Coniugando l’arte con il tema dell’ambiente e della natura i "Giardini di Babudrus" rappresentano un mondo favoloso di personaggi e paesaggi, di colori e armonie, di sinestesie irripetibili; un mondo interiore in cui poesia e realtà si avvicendano. In mostra non solo le opere della serie che l’artista ha realizzato dal 2003 a oggi ma anche una video-art realizzata a quattro mani con Pietro Schillaci, che arricchisce e completa l’esperienza contemplativa della mostra. Il 4 maggio alle ore 17:30 è previsto l’incontro con l’artista, per una visita guidata d’eccezione e la presentazione del volume edito per l’occasione.


ANNAMARIA BIAGINI

Livorno, 1960

Scenografa, costumista e artista

Pittrice da sempre, ha accompagnato la sua attività lavorando per i principali teatri lirici italiani in qualità di scenografa, costumista e direttrice reparti riguardanti l’allestimento costumistico sotto la direzione di alcuni tra i più grandi maestri del panorama teatrale lirico internazionale. Tra le sue più importanti collaborazioni si annoverano quelle con la costumista Vera Marzot e il maestro Lindsay Kemp in varie produzioni liriche.

Per lungo tempo ha collaborato con l’Università degli Studi di Firenze all’interno della facoltà di Lettere e di Architettura nel corso di laurea di Progettazione della moda per il curriculum Prodotti dello Spettacolo svolgendo docenze sulla progettazione del costume teatrale e lirico e attività di tutor stage.

Ha collaborato con il Maggio musicale fiorentino sia in alcune produzioni che come docente presso il centro di formazione.

Negli ultimi anni la sua attività di pittrice ha preso il sopravvento su tutto, annoverando così moltissime mostre e collaborazioni in Italia e all’estero. L’artista, data la sua innata fantasia si dedica anche da tempo alla scrittura e all’ illustrazione di libri per bambini che la vedono coinvolta in laboratori richiesti da scuole biblioteche ed enti culturali.


Credits

image: Fiore di loto pennarello su carta 21x15 cm by Annamaria Biagini

Video: Annamaria Biagini, Pietro Schillaci

Patrocinio: Comune di Sesto Fiorentino

Catalogo in sede

https://www.rossocinabro.com/exhibitions/exhibitions_2024/252_I_Giardini_di_Babudrus.htm

https://www.youtube.com/watch?v=xuJkKN7Cciw


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tel. 06 60658125 da lunedì al venerdì 11-17

17 aprile 2024

I sette peccali capitali sotto l'obiettivo di Sauar Articolo di Marco Salvario

I sette peccali capitali sotto l'obiettivo di Sauar

Articolo di Marco Salvario


Formatosi all'Accademia delle Belle Arti di Cuneo, istituita nel 1992, Riccardo Surace, in arte Sauar, aveva già suscitato interesse con la personale 'Worker', dove immagini apparentemente normali di uomini e cantieri suggerivano angoscia per la trascuratezza e i pericoli: incidenti e morti bianche, causati dalla mancanza di sicurezza sul lavoro. Un argomento sempre tragicamente attuale, che ritorna puntuale dopo ogni nuova strage.

Giovane e talentoso artista, Sauar nella seconda metà di febbraio ha esposto le proprie fotografie, relative al progetto 'ApparenzAppartenenzA' e incentrate sui sette vizi capitali, in una location di via Mazzini a Torino, aderendo all'innovativa piattaforma Art à porter, che mette in contatto esercizi commerciali e artisti, realizzando una galleria d'arte diffusa e in continua evoluzione; tra le centinaia di creativi che mettono in vendita le proprie opere, segnalo Emmanuela Zavattaro e Morena Marilli.

I vizi capitali individuano peccati deplorevoli, che la religione condanna perché allontano l'anima dell'uomo da Dio. Per la fede cattolica sono la superbia, l'avarizia, la lussuria, l'invidia, la gola, l'ira e l'accidia.

Chissà se in una società sempre più permissiva come la nostra, dove i valori sono ormai stravolti, dove tutto è lecito e giustificabile, dove il senso del pudore e dell'onestà sono completamente mutati, anche i vizi capitali non avrebbero bisogno di un ripensamento?

Le fotografie di Sauar, stampate in formato 66x100 cm, realizzate con lunghe esposizioni, senza fotoritocco ma solo con semplici sovrapposizioni di immagini, cercano di approfondire l'argomento e di offrire risposte, analizzando il comportamento dell'individuo tra le regole e i codici sociali o morali, che gli vengono insegnati. Come ambienti sono stati scelti stanze o palazzi in degrado, a sottolineare l'abbrutimento e l'immiserimento che avvolge l'anima del peccatore.

Nell'opera 'Avarizia' vediamo il giovane avaro ingozzarsi d'oro, piuttosto che cedere qualcosa agli uomini che, a torso nudo, invano tendono la mano o si prostrano a terra. I corpi dei mendicanti quasi si dissolvono e non hanno volto, perché l'avarizia ce li rende invisibili.

L''Ira' è ambientata tra i ruderi di una chiesa. Degli uomini rappresentati, due sono prossimi all'altare, uno è in ginocchio, forse per un tardivo pentimento, e con accanto un mazzo di fiori abbandonato, altri due sono seduti nei banchi; tutti hanno il volto e i vestiti lordi di sangue. L'artista mi confidava, che per lui l'ira era il vizio peggiore. Non lo so, mi ricordo di avere pensato in certe occasioni, che nella vita si devono subito ingiustizie e provocazioni finché i nervi cedono e, quello che è uno sfogo inevitabile, diventa un peccato capitale. Non che l'iracondo debba essere assolto, ma concediamogli delle attenuanti.


Un altro vizio che mi fa riflettere è la 'Lussuria'. Al centro della fotografia, ripresa dall'alto verso il basso, una ragazza procace con i capelli scuri, lo sguardo dritto all'obiettivo, una collana vistosa, le gambe accavallate, le braccia e le spalle nude. La circondano, quasi l'assediano, numerosi uomini e donne: i suoi amanti, probabilmente.



Chissà se al giorno d'oggi la lussuria è ancora percepita come un peccato, ammesso che le nuove generazioni conoscano ancora solo il significato di questa parola. Dalla pagina di Art à porter dedicata a quest'opera: la lussuria è 'l’abbandono alle proprie passioni o anche a divertimenti di natura generica, senza il controllo da parte della nostra ragione e della nostra morale'. Lo sballo e la lussuria coincidono, ma andate a spiegare al popolo della movida che il loro vivere è un vizio capitale …

Ovviamente censuro gli altri, ma devo mettere sotto accusa me stesso appena arriviamo alla 'Gola'. Sauar mi conforta indirizzando il suo lavoro più alla condanna della voracità ingorda rispetto a quella della semplice golosità, che si manifesta nel concedersi il piacere di un dolce o di qualche cioccolatino. 'Gola' intesa quindi come perdita di controllo sui propri appetiti, come mancanza di rispetto per il proprio corpo.

Non ho dichiarato quale peccato sia il peggiore secondo me: l'ultimo, l''Accidia'. La rappresenta efficacemente l'artista con figure inerti, in attesa del nulla, nella sala lurida e abbandonata di quello che era un ospedale. Una figura, probabilmente per la disperazione di quel vuoto impossibile da sopportare, sembra volersi buttare da una finestra; nessuno si muove per fermarla o anche solo gira il capo per osservare la scena.

Brutto vizio l'accidia, eppure è sempre in agguato per entrare in noi con stanchezza e pigrizia. Il vero male di vivere.


7° EDIZIONE GIORNATE DEL PENSIERO NARRATIVA, POESIA, TEATRO, SAGGISTICA a Pero (MI)

 



20 e 21 aprile 2024

Sede Proloco Pero e Cerchiate via Sempione 18/20 - Pero

GIARDINO DEL GLICINE

7° EDIZIONE GIORNATE DEL PENSIERO

NARRATIVA, POESIA, TEATRO, SAGGISTICA


Sabato 20 aprile 2024


Ore 19.15 Presentazione della 7 edizione della rassegna


Ore 19.30 “Non giochiamoci il pianeta” – Spettacolo di letture sceniche e musiche
a cura di “la Nave di Ulisse” – Testi e Regia di Cataldo Russo


Ore 21 Momento conviviale

Domenica 21 aprile 2024


Ore 10.30 Presentazione del programma di giornata


Dalle ore 10.45 a cura di “Officine Letterarie- Poesia 33” - Con la poesia di
Maria Carla Baroni “Fra tempi e terre”
Rocìo Bolanos “La vida incierta – Vita incerta”
Elisa Malvoni “Siamo rimasti senza maestri”


Ore 13.00 Momento conviviale


Dalle ore 15.00 Miriam Ballerini
con il romanzo “L’altro io. Storia del mostro delle lacrime “
Pier Luigi Milani
con il romanzo “La posizione del cigno-Genova 2001: il palcoscenico dell’orrore”

Carlo Penati
con il saggio “La Restituzione”

INGRESSO LIBERO E GRATUITO


In caso di maltempo le presentazioni si terranno nella Sala del Caminetto

“Al di là dello spazio e del tempo. Il libro di Teneramata” di Ricardo Pérez Hernàndez a cura di Vincenzo Capodiferro

AL DI LÀ DELLO SPAZIO E DEL TEMPO La quinta dimensione: un’intuizione “indimostrata e indimostrabile all’evidenza dei sensi” “ Al di là ...